L’export europeo è pari a 166 milioni di ettolitri per un fatturato pari a circa 20 miliardi di euro, in crescita del 37% negli ultimi 6 anni.

La Ue superpotenza mondiale: ha il 70% del mercato globale
Al via la 51esiam edizione del vinitaly. L’export europeo è pari a 166 milioni di ettolitri per un fatturato pari a circa 20 miliardi di euro, in crescita del 37% negli ultimi 6 anni. La rivincita dell’Italia, secondo produttore europeo dopo la Francia, sulla Germania.

Il vino è la bevanda più global e l’Unione europea, almeno in questo campo, è la superpotenza mondiale del pianeta, con una quota di mercato del 70%. Secondo le elaborazioni di Ismea, realizzate per Veronafiere in occasione dell’inaugurazione della 51esima edizione del Vinitaly, il Vecchio Continente giganteggia in quasi tutti i mercati del pianeta. Complessivamente sono 166 i milioni di ettolitri di vino prodotti nell’Ue a 28, per un fatturato export di circa 20 miliardi di euro.


Due dati chiave
Due sono i dati chiave che fanno della «piccola» Unione europea (ha solo il 3% della superficie terrestre) la vera superpotenza enologica del pianeta: detiene quasi i 2/3 della produzione mondiale e circa il 70% della quota di mercato globale. E la crescita sembra non arrestarsi nonostante la concorrenza dei produttori emergenti. Nel periodo 2010-2016 il valore delle esportazioni dei produttori europei è cresciuto del 37%, più degli scambi mondiali, che hanno registrato un aumento del 33%.


La classifica Ue
Nel dettaglio sono Francia (8,3 miliardi di euro), Italia (5,6 miliardi), Spagna (2,6 miliardi), Germania (931 milioni), Portogallo (727 milioni ), e Regno Unito (606 milioni) i primi 6 Paesi produttori della Ue a 28. Completano la top 10 i Paesi Bassi, l’Austria, il Belgio e la Danimarca. I top 6 exporter sommano complessivamente ben oltre il 90% delle vendite Ue. Ma tra questi l’Italia mette a segno l’incremento più importante tra il 2010 e il 2016 (+43,5% in valore), seguita dalla Spagna (+40,2%), dalla Francia (+30,3%), dal Regno Unito (+24,1), dal Portogallo (+18,4%) e dalla Germania (+5,8%), per una volta con un trend commerciale nettamente inferiore a quello italiano.
Tre mercati principali e l’importanza di diversificare
Nonostante i punti di forza, il settore enologico italiano però potrebbe essere esposto a rischi. «Il nostro export enologico - ha detto all’inaugurazione del Vinitaly, il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese - è fondamentalmente basato sui tre mercati di Stati Uniti d’America, Germania e Regno Unito, il che potrebbe diventare un fattore di rischio. Per questo è necessario diversificare, sviluppando o aprendo mercati minori e potenziali, e occorre farlo anche attraverso la condivisione delle politiche di promozione e sviluppo dell’Unione europea». E la presenza del commissario europeo Phil Hogan, responsabile per le politiche agricole comunitarie, nell’anno del 60° anniversario dei Trattati di Roma, sottolinea l’importanza strategica del settore per l’Unione, ma anche «l’occasione concreta per un confronto sul futuro della vitivinicoltura italiana ed europea, sulle misure di promozione Ocm e sulle prospettive della politica agricola comunitaria dopo il 2020», ha agg l’occasione concreta per un confronto sul futuro della vitivinicoltura italiana ed europea, sulle misure di promozione Ocm e sulle prospettive della politica agricola comunitaria dopo il 2020». l’occasione concreta per un confronto sul futuro della vitivinicoltura italiana ed europea, sulle misure di promozione Ocm e sulle prospettive della politica agricola comunitaria dopo il 2020».

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