A Belluno, il futuro del settore primario non sono più le stalle perché troppo costose ma piccole coltivazioni e allevamenti diversificati e legati al turismo

L’agricoltura non più come ultima spiaggia per far fronte alla mancanza di opportunità lavorative, ma come scelta. Una scelta che è anche di vita.

È in questo modo che il settore primario in provincia di Belluno ha retto all’urto della crisi scoppiata nel 2008, mantenendosi sempre ai livelli pre crisi. Anzi.

Qualche azienda in più si è vista e sono quelle realizzate dai giovani. Sì, perché oggi a voler intraprendere la strada dell’agricoltura sono più che altro i giovani. Giovani che molto spesso non vengono da una tradizione agricola familiare, ma vogliono rimanere attaccati al loro territorio. E tra loro ci sono anche persone che, dopo esperienze lavorative in altre province o in altre Regioni, hanno deciso di ritornare nella loro terra natìa. «L’agricoltura sta diventando sempre più una scelta di primo piano, che viene fatta anche da laureati in campi che con la terra non c’entrano nulla», commenta il presidente della Coldiretti, Silvano Dal Paos.
Come cambia l’agricoltura. «Se un tempo nel Bellunese predominavano gli allevamenti e le stalle con le mucche da latte, ora invece non è più così» aggiunge Dal Paos. «Per prima cosa realizzare una stalla oggi ha dei costi molto elevati (si parla di circa 700 mila euro) e un investimento di questo tipo risulta troppo impegnativo per un giovane. Ma anche perché, ultimamente, il mercato del latte ha subito una flessione non indifferente. Per cui i giovani oggi puntano molto di più su una diversificazione dei prodotti e sullo stretto rapporto tra agricoltura, turismo e ambiente».
Agricoltura e turismo. E questo è il perno intorno a cui ruotano le nuove aziende insediate nel Bellunese. «I ragazzi puntano su piccoli prodotti e su piccoli investimenti: si va dalle colture di piccoli frutti ai vigneti. Qualcuno sta provando l’allevamento di galline. Anche la bachicoltura si sta sviluppando. A Sedico c’è un centro molto importante che si è attrezzato per realizzare lavorazioni particolari: non solo per l’ottenimento del filo di seta, ma anche i bozzoli vengono utilizzati in estetica». E c’è chi punta anche sull’apicoltura con il miele e i suoi derivati.
«Il treno della canapa sta prendendo piede, qualcuno si cimenta e spero che si amplino le aree. La canapa è coltivata non per il tessuto perché ha una scarsa redditività, ma per farne olio e pane. Sono colture molto particolari che dimostrano la volontà degli imprenditori di crearsi una nicchia di mercato. L’olio di canapa è molto buono e ha delle particolarità organolettiche importanti. È resistente al freddo e, visto come stanno andando le cose dal punto di vista climatico, non ha necessità di troppa acqua. Le coltivazioni oggi sono concentrate soprattutto tra Ponte nelle Alpi, Santa Giustina, Cesiomaggiore e Sedico».
Per il presidente della Coldiretti, «oggi c’è spesso un ritorno alle colture di un tempo: «Una volta a Belluno, tra le due guerre mondiali, tutte le famiglie avevano un campo di canapa che serviva per i filati, principalmente per realizzare lenzuola o tende».
Tra le novità nel settore agricolo, vanno molto di moda anche le fattorie didattiche, le fattorie sociali per il recupero di soggetti con disagi da quelli fisici a quelli psicologici.
Il biologico. C’è poi un nuovo filone che sta crescendo ed è quello del biologico. «In Comelico ci sono già diverse aziende con coltivazioni biologiche, ma credo che si potrebbe aumentare il loro numero, diffondere questa pratica, magari si potrebbe pensare ad un “Comelico Bio”, e questo potrebbe essere anche un marchio per il marketing del territorio».
Allevamento. Per quanto riguarda, invece l’allevamento, si punta oggi più su capre ed ovini che sui bovini. Non solo per il latte ma anche per la lana.
«Anche gli albergatori sanno che senza l’agricoltura il territorio non può reggere. Però resta la poca disponibilità ad utilizzare i nostri prodotti. Qui si preferisce molto spesso guardare al prezzo, più che alla promozione dei prodotti locali. Eppure di prodotti ne abbiamo molti: dal fagiolo di Lamon all’agnello dell’Alpago, dai formaggi al pom prussian di Faller a Sovramonte. Non siamo grandi produttori di carne, ma siamo fortunati ad avere Valcarne che nei suoi quattro punti vendita bellunesi porta

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