Colpo d’acceleratore del vino italiano. Nei primi otto mesi del 2017 l’export strappa di circa l’8% a 3,75 miliardi, un tasso di crescita che non si vedeva da 5 anni.
Il boom arriva da Russia (+48%), Cina (+24%) e Canada (+11%). Tra i mercati con più di 100 milioni, seguono a velocità “moderata” Svizzera e Svezia (+11%), Giappone (+9%), Regno Unito (+8%) e Stati Uniti(+5,8%).
Non mancano però le spine: secondo le elaborazioni di Nomisma wine monitor, l’export di vino italiano accelera, ma meno dei principali competitor.
Negli Stati Uniti le esportazioni della Francia balzano del 21,4% a valore (trainate da champagne e Rosé) e ci strappa una leadership che durava da 7 anni; la Nuova Zelanda cresce del 9% ed è l’unico produttore che guadagna posizioni su tutti i mercati. «Stimiamo che il 2017 si chiuda con una crescita dell’export non inferiore al 6% – ha osservato Denis Pantini direttore di Nomisma wine monitor nella cornice scaligera di wine2wine – spinto in particolare dal Prosecco. I vini fermi imbottigliati, anche se più lenti, mettono a segno una crescita del 5%».
Il Prosecco si conferma il volàno del nostro export. Per il Conegliano Valdobbiadene, nel 2016 la crescita all’estero è stata del 14% a 181 milioni di euro e con circa 36 milioni di bottiglie. «L’80% delle imprese esporta – ha sottolineato il presidente del Consorzio Innocenzo Nardi -. La Germania si conferma leader per il Conegliano Valdobbiadene Docg, con una crescita del 15% a valore mentre in Svizzera il balzo arriva al 16%. Il Regno Unito invece ha registrato un calo del 9%».
Ma Prosecco a parte, perchè l’export tricolore è meno brillante di quello francese? «Il successo degli anni passati ci ha convinti di poter andare in giro per il mondo a raccontare storie – ha sottolineato Sandro Boscaini, presidente di Federvini -. Invece serve centralizzare il modo di raccontare il vino, oggi delegato alle regioni, come ha fatto la Francia. Inoltre la vicenda dei fondi Ocm per la promozione all’estero bloccati ha creato danni enormi: francesi e spagnoli li hanno già destinati, noi, se tutto andrà bene, lo faremo a marzo».
Ma non è solo la burocrazia a creare problemi, a volte anche le stesse aziende. Secondo Ernesto Abbona, presidente di Unione italiana vini, «nella promozione all’estero occorre tornare a premiare la meritocrazia: chi non raggiunge gli obiettivi non deve ricevere i finanziamenti».