Vino made in Italy segna un record storico di consumi: +9%

Gli italiani consumano sempre più vino: in modo consapevole e attento alla qualità, in particolare legata al territorio. Con indiscussi benefici sul piano economico per il sistema-Paese. I dati di una ricerca del Censis presentata oggi a Roma all’assemblea annuale di Federvini evidenziano una crescita motivata da diversi fattori. Che parte da una spesa delle famiglie che tra il 2013 e il 2015 è aumentata del 9% in termini reali, a fronte di consumi in generale che nello stesso triennio hanno registrato un incremento del 2% e di acquisti per gli alimentari che hanno fatto segnare solo un +0,5 per cento.
Per i ricercatori del Centro studi investimenti sociali si tratta di una propensione al consumo da parte di cittadini evoluti e informati, disposti a spendere di più per l’acquisto di beni che incorporano un elevato valore immateriale. E nel caso del vino, oltre alla dimensione organolettica, a contare è quella simbolica, l’incarnazione di cultura e tradizioni locali, espressioni specifiche dell’italianità.

Un popolo di persone informate 
L’anno scorso gli italiani che hanno consumato vino sono stati oltre 28 milioni, pari a quasi il 52% della popolazione; di questi, il 54,6% di età pari o superiore a 65 anni, il 58,4% di 35-64 anni, il 48,6% di giovani nati a partire dai primi anni Ottanta (i cosiddetti Millennials). Nel frattempo si è ridotta la quota dei “grandi consumatori”, ossia di coloro che bevono oltre mezzo litro al giorno, passata dal 7,4% del 1983 al 2,3% del 2016. Una tendenza legata anche a un più elevato livello di scolarizzazione, con i diplomati cresciuti dal 30,6% del 2006 al 33,8% e i laureati dal 35,5 al 39,5 per cento, tutti più propensi a cercare informazioni e qualità.


Più qualità per bere meglio 
L’indagine del Censis sottolinea che il 93,2% dei consumatori sceglie ormai il vino in base alla qualità e non al prezzo. Una scelta legata all'italianità del prodotto nel 91,2% dei casi, con oltre l’85% degli acquirenti attento al fatto che il vino sia Dop o Igp (Denominazione e Indicazione geografica protetta) o che sia del marchio “giusto” (70,4%).

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